Matteo Orlandi
Michela e il ragno
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Table of contents
Michela e il ragno
Michela e il ragno
Michela era carina giovane e con le idee chiare, ma aveva un ragno. Era nato con lei, cresciuto con lei e aveva imparato a vivere con lei. Stava sulla sua testa, sempre vigile e davanti agli occhi di tutti. Era nero, con gli occhi accesi color verde intenso e con un pelo piuttosto corto e folto. A ben vedere si potrebbe dire che era un bel ragno, ma certo sempre di un ragno si trattava. Non creava particolari problemi alla sua vita in senso stretto, poiché non aveva particolari esigenze né dava troppo fastidio. Semplicemente non si doveva mai toccare, perché odiava essere toccato dagli altri. Michela poteva sciare, lavorare, studiare e pensare al suo futuro serenamente. Erano gli altri a dover stare attenti a non toccare il ragno, perché aveva denti affilati e zampe pungenti. Il suo morso non produceva null'altro se non la morte del malcapitato curioso. Nella sua vita Michela aveva dovuto più volte stare attenta a questo strano essere avvisando amici, conoscenti e fidanzati che il ragno non si doveva mai toccare, anche quando era lui a chiedere di essere preso in considerazione. Il ragno era infatti dotato di parola e senso dell'umorismo e spesso si faceva avanti nel quotidiano con frasi taglienti e desiderio di protagonismo. Michela nel tempo aveva imparato a vivere con lui, anche se portava con sé un paio di sensi di colpa e di responsabilità per alcuni casi tragici e molte amicizie perdute. Per molti lei era considerata "quella con il ragno". Il primo caso che spesso rimbombava nella sua mente era quello di Luigi, il buon giocatore di rugby che aveva tentato di aggraziarsi il ragno. Michela lo aveva conosciuto a una partita in uno stadio di periferia e gli voleva bene come amico fraterno, ma nonostante le avvisaglie a non toccare mai il ragno né dare peso alle sue frasi, il buon giocatore era attratto terribilmente da quell'animale curioso. Un pomeriggio, dopo la partita di fine stagione, a vittoria ottenuta, senza dire nulla a Michela provò a prenderlo dalla sua testa per metterlo nella coppa dei vincitori. Morì sul colpo al centro dello stadio per il morso in un occhio. Il secondo caso, forse ancora più grave, era quello della sua amica Teresa. Teresa aveva un marito, che segretamente aveva più volte tentato di conquistare Michela, ottenendo in cambio solo rifiuti e sdegno. Il ragno tuttavia era riuscito,
in quei rari momenti di presenza, a incuriosire il marito con qualche occhiata delle sue, nel tentativo di essere lui al centro dell'attenzione. Il povero marito un giorno, preso da una grande attrazione per il ragno, chiese a Michela di poterlo toccare. Lei rispose con decisione di no ma questo non fu sufficiente. Fu il ragno, sfruttando la vicinanza, a morderlo sul collo e porre fine alla sua vita.
Michele era carino giovane e vispo, ma aveva un ragno. Era nato con lui, cresciuto con lui e aveva imparato a vivere con lui. Stava sul suo braccio, sempre vigile ma nascosto agli occhi di tutti. Era verde, con gli occhi accesi color verde intenso e con un pelo bianco e folto. Una sorta di ragno albino insomma, più appariscente che bello. Anche lui era considerato "quello del ragno".
Si conobbero a una festa e si piacquero subito. Lui aveva notato da subito il ragno mentre lei ancora non sapeva nulla, solo aveva intuito che lui aveva qualcosa di speciale e strano allo stesso tempo. Lei pensò ben presto di non approfondire la conoscenza perché sarebbe stato troppo pericoloso per lui. Tuttavia non le riuscì. Alla prima birra riuscirono a parlarsi con sincerità e da subito compresero la fatica quotidiana dell'altro. Michele ben presto fece vedere il suo segreto e si confidò. I due ragni si guardarono incuriositi. A parte il colore, erano piuttosto simili. Per anni non si toccarono reciprocamente mai la testa né il braccio e impararono presto a conoscere anche quel lato bizzarro e comune della persona che avevano di fronte. Una notte, quella notte, i due ragni per errore vennero a contatto. Si morsero contemporaneamente e morirono, lasciando un segno indelebile sulla testa e sul braccio di Michela e Michele. I due restarono vivi, mentre i ragni giacevano al suolo a pancia in sú. Vennero sepolti vicini ma non troppo, nel giardino di casa di lui. Ora entrambi venivano chiamati "quelli con il segno del ragno".